“Splendi più che puoi” – Riflessioni sul libro di Sara Rattaro

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25 novembre giornata mondiale per l’eliminazione della violenza verso le donne.

” Splendi più che puoi” –   un messaggio di speranza

Riflessione sul libro di Sara Rattaro

 
….la storia

Emma a 19 anni decide di scappare di casa perché i  genitori si oppongono alla sua storia con Tommaso, un uomo appena conosciuto, di vent’anni più grande di lei.

Quando Tommaso, dopo dieci anni di felice convivenza, le dirà che la storia è finita perché non la ama più , Emma volendolo ingelosire si lascia corteggiare da Marco, che sa come prendersi cura di lei e che la ricopre di attenzioni sempre più insistenti. Tutto con lui è perfetto. Certo, qualche avvisaglia c’è: scene di esagerata gelosia, sbalzi di umori improvvisi, frasi “strane” di familiari e conoscenti, cui Emma non dà peso o giustifica.

Dal giorno del matrimonio è solo una lenta, continua discesa nel baratro.

Per anni Emma sarà vittima e succube di Marco e della sua follia.

Emma non riconosce più l’uomo accanto a lei, non sa più chi lei stessa sia. Non sa come riprendere in mano la propria vita, come nascondere a sé stessa e agli altri quei segni blu sulla sua pelle . Prova vergogna, sensi di colpa, si comporta in maniera da non urtare la suscettibilità di Marco, lo asseconda sperando che con il suo amore lui cambierà.

La nascita di Martina , il vederla crescere ed il timore che anche lei venga coinvolta, le dà il coraggio di cambiare il suo destino; di dire basta, di affrontare la verità. Una verità difficile da accettare, da cui si può solo fuggire. Ma il cuore, anche se è spezzato, ferito, tormentato, sa sempre come tornare a volare. Come tornare a risplendere, più forte che può.

 …… il tempo: prima, durante, dopo, mai

Leggendo questa storia ho pensato: “ Perché non è scappata prima? Perché non si è salvata prima, nelle sporadiche uscite? Perché i genitori, l’ex compagno non sono intervenuti prima? Perché i vicini non sono intervenuti?”

E questo è un po’ il nostro limite culturale. Il problema del prima e del dopo sono concetti molto relativi. Lei si è salvata prima, nel senso che si è salvata. Prima di cosa? La consapevolezza che la paura ti stia imprigionando, e che ti può anche salvare la vita, è una consapevolezza che ognuno di noi può maturare in tempi diversi. 

Più pesante del prima è il mai, Emma non è rimasta segregata in casa; a volte usciva, faceva la spesa al supermercato, andava in posta, è salita su un autobus, ha incrociato sguardi che si sono abbassati sempre, intervenuti mai.

Forse per capire il prima ed il mai occorre vivere il durante. Nel romanzo, per scelta dell’autrice, il durante è evocato e poco rappresentato, ci sono salti temporali . Cosa pensavano, provavano, vivevano i protagonisti e gli spettatori non sono dettagliatamente raccontati, sono immaginabili e percepibili dagli effetti della violenza subita su Emma e sulla piccola Martina.

Ripercorrere il durante servirebbe a comprendere che non solo la vittima vive in un clima di paura e sottomissione, ma che anche dietro lo sguardo basso di chi non interviene si nasconde la paura: di essere coinvolti, di peggiorare la situazione, di non sapere come intervenire. Quindi predomina il retaggio culturale che quello che accade fra le mure domestiche del vicino non ci riguarda o rievoca il detto “ fra moglie e marito non mettere il dito”

Ci servirebbe a capire il primo tentennamento, a comprendere ma non a giustificare ed avallare lo stare a guardare senza intervenire.

L’autrice, in sede di presentazione del libro, sottolinea che sorvolare sul durante è frutto di una sua scelta precisa: “” Questa è una storia sulla speranza. …Quando si parla di femminicidio spesso se ne parla senza la vittima, che ormai non c’è più, e tutta l’attenzione va al carnefice. Qua, invece, la vittima c’è ancora e ha tutta la sua vita davanti, perché Emma è riuscita a uscire da quella situazione.””

….. le donne?

Emma non era una sempliciotta, era una ragazza determinata e volitiva , pronta a scappare di casa per inseguire i suoi sogni, eppure non riesce a scappare subito, nonostante occasioni ne abbia avute. Stupida? No era invasa dalla paura e sottomessa psicologicamente.

Sottomessa, ma dalla personalità ed intelligenza non ancora disintegrate tanto da capire di non potercela fare da sola.

La madre di Emma sa cosa succede, riceve minacce; ma non interviene.

Perché?

Perché ci vuole un coraggio ed una determinazione eccezionale che solo la forza della disperazione produce o bisogna “esserci passate” come Emma che mette in guardia la nuova fidanzata di Marco. Perché la paura attanagliava tutti e la paura immobilizza.

… gli uomini?

Dietro una donna che subisce una violenza, c’è sempre un uomo amato: padre, figlio, fratello, marito, amante…. Un uomo insicuro. Ma questa situazione in cui ci sono le “donne contro uomini” alla fine porta a farla pagare agli uomini in altri settori, per esempio in tutti quei casi di denuncia, anche fasulli, nelle lotte legali dove i figli sono i protagonisti. Questa situazione in cui le donne sono vittime e gli uomini carnefici, in assoluto, è una situazione che gli uomini stessi, alla fine, subiscono..

… l’amore

Resta un sentimento fluido che assume le forme più disparate, con un potere smisurato nel bene e nel male e che paradossalmente se agito male può trasformarsi n violenza.

….il messaggio di speranza 

Sulla scelta del titolo l’autrice precisa che: “” “ Splendi più che puoi” è una frase che avevo in testa da molto tempo. … Per me era perfetta per l’idea dello splendore che abbiamo dentro tutte noi, l’inizio di una nuova vita, dal momento in cui Emma è la padrona assoluta della sua vita. L’obiettivo che vorrei raggiungere con questo libro è quello di pensare in positivo, altrimenti ci rimane da accendere tutte le sere il telegiornale ascoltando sempre le stesse notizie sul femminicidio. E, ancora una volta, penseremo: «non ce l’abbiamo fatta nemmeno questa volta». In che senso? Da un punto di vista educativo, culturale? Non ce l’hanno fatta le forze dell’ordine? Le leggi? Siamo tutti noi quelli che falliscono ogni volta che una donna viene uccisa. “”

 
Dalla violenza si può uscire? Certamente, ma non da sole.