Separazione: paradossi…e guerra sia (2/3)

di Lucia Polidori

Ci sono barriere comportamentali  che ostacolano la ridefinizione del rapporto tra ex partner dopo la separazione, che sia condiviso e soddisfacente per entrambi. Abbiamo visto come l’attacco della realtà alle nostre convinzioni, alle nostre aspettative, ai nostri stereotipi ingeneri paure, sentimenti negativi, instabilità emotiva e incapacità di vedere il pinto di vista dell’altro.orrei parlare dei comportamenti che ne conseguono e che costituiscono le barriere pratiche alla ricerca di un accordo tra gli ex-coniugi , sulla gestione del loro rapporto dopo la separazione, che sia condiviso e soddisfacente per entrambi; condizione sempre necessaria,  ma indispensabile nel caso ci siano figli.

Occorre prima introdurre una piccola premessa su cosa è la comunicazione.

Quando parliamo di comunicazione non intendiamo solo le parole, il messaggio verbale e il suo significato, ma ci riferiamo anche al linguaggio del corpo (gesti, tono…) e al contesto in cui la comunicazione avviene. In questo senso la comunicazione è comportamento.

Quando comunichiamo con qualcuno, ci sono sempre due livelli nei nostri messaggi: di contenuto – è l’informazione , cosa comunichiamo; di relazione – è una sorta di istruzione sull’informazione, su come il messaggio deve essere interpretato   e quindi è un’asserzione sulla natura della relazione che abbiamo con l’altro con cui stiamo comunicando, è la definizione che noi diamo a quella relazione e riflette la visione che ne abbiamo.

La comunicazione è efficace e funzionale all’ interazione quando si è d’accordo sulla stessa definizione della relazione e, in questo caso, si è anche in grado di comunicare su di essa. Questa capacità è strettamente collegata alla consapevolezza di sé e dell’altro, alla percezione del suo punto di vista.Quando salta la visione unitaria e non si è più d’accordo sul significato della relazione, l’interpretazione dei fatti diverge.Ognuno ritiene di essere nel giusto e tende a confermare  la propria realtà, anche a costo di distorcere la lettura dei fatti, e cerca di difenderla ostinatamente senza mai metterla in discussione, vale a dire senzamai accorgersi o provare ad esaminare le ragioni dell’altro. A questo punto si verifica una confusione, una contaminazione tra i due livelli della comunicazione, quello di contenuto e quello di relazione, e la comunicazione diventa disfunzionale.

In pratica se non si è d’accordo a livello di relazione,  non si può essere d’accordo sul contenuto della comunicazione cioè fare un’asserzione che sia valida e condivisa da entrambi e l’interazione può arrivare in dei vincoli ciechi.

Perchè è difficile ridefinire la relazione?

Gli ex partner,  durante la separazione, non condividono più la stessa visione del rapporto, cioè non sono più d’accordo sulla definizione della loro relazione e perciò non riescono a cooperare. Potrebbero discutere su tutto all’infinito. Inoltre, nella loro interazione, continuando a ripetere le stesse dinamiche, a seguire le uniche regole che conoscono , quelle che erano valide prima della crisi di coppia, arriveranno alle stesse escalation o rigidità che hanno determinato la crisi con l’aggravante di innalzare ogni volta un po’ di più  il livello del conflitto.

Per poter formulare nuove regole di relazione, più funzionali alla loro nuova condizione di separati, dovrebbero uscire fuori da quelle già strutturate, dal circolo vizioso in cui la loro interazione è finita. Effettivamente con la separazione è proprio questo che si fa: si esce fuori dall’interazione disfunzionale attuando un blocco totale della comunicazione attraverso la separazione fisica. Ma, a questo punto, gli ex partner si trovano all’interno di un paradosso: devono difendere la propria realtà che, data la separazione, è l’esclusione dell’altro e , contemporaneamente,  continuare ad includere l’altro nella propria realtà per poter definire l’accordo. Devono sforzarsi di dialogare dopo aver asserito l’interruzione del loro rapporto ed averla anche formalizzata. E’ un paradosso comportamentale che li intrappola in un “gioco senza fine”.

Il paradosso:”Mettiti d’accordo con lui anche se non sei d’accordo con lui”

Il punto è che, indipendentemente dai vissuti soggettivi degli ex coniugi e dalla storia della loro relazione, nel processo di comunicazione continuano ad operare regole che non sono più condivise né a livello di contenuto né di relazione. I coniugi non sono riusciti a spezzare il cerchio delle loro dinamiche disfunzionali, hanno risolto il paradosso del gioco senza fine separandosi che è l’unica via possibile per asserire la volontà di non voler più comunicare, e quindi, di relazionarsi con l’altro.

Tuttavia dopo la separazione son vincolati ugualmente, dalla necessità di trovare un accordo, a interagire e, quindi, a comunicare. Perciò, nella fase della separazione vivono un altro paradosso del tipo ” Mettiti d’accordo con lui anche se non sei d’accordo con lui”.

In tali condizioni definire un accordo condiviso è molto difficile e, anche nel caso lo si faccia, sarebbero fonte di angoscia, di rabbia, per una delle due parti o per entrambe, e quindi un accordo non duraturo poiché non sostenibile nel tempo, destinato ad essere ridiscusso con una conseguente ripresa del conflitto dopo un’apparente tregua.

L’errore di comunicazione che agiva nel rapporto di coppia, viene amplificato nella fase della ricerca dell’accordo dal paradosso di cui abbiamo parlato. Ciò non fa che perpetuare il conflitto e  rinforzare, dopo la separazione, atteggiamenti ostativi, rivendicativi, punitivi…

Questo spiega perché, anche nel caso in cui la volontà di separarsi sia stata condivisa, spesso si presentano ugualmente dei problemi nella stesura degli accordi (…continua 2/3)