Il glossario della violenza e alcune riflessioni sui recenti fatti di cronaca

di Monica Tappa **

Panchine rosse, fiocchetti rossi, eventi e iniziative: il 25 novembre – anche in questo anno così strano e faticoso, denso non sono mancate. Eppure. Anche nella settimana in cui si accendono i riflettori su un problema sociale come quello della “violenza sulle donne”, le notizie di cronaca mettono i brividi. (E siamo arrivati a quota 91).
Negli ultimi dieci giorni di novembre a Brescia Viktoriia Vovkotrub viene uccisa dall‘ex fidanzato. È invece il compagno a uccidere una 34enne a Roveredo in Piano (Pordenone). A Cadoneghe il marito uccide la moglie con una coltellata. Finiscono in carcere, nella stessa settimana, a Parma un 50enne per violenze fisiche e psicologiche continue verso la moglie e verso i due figli. A Frattaminore (Napoli) un 43enne per maltrattamenti in famiglia, stalking e revenge porn.

Abbiamo già accennato a quanto la cronaca ci abbia abituati a una narrazione tossica e distorta.

Maltrattamenti, stalking, revenge porn: quando si parla di “violenza sulla donna” non dobbiamo pensare solo al femminicidio, che ne è la sua manifestazione più estrema. Sono tante, tantissime, le forme di violenza. Conosciamo cosa dice la legge, e cosa significano quei termini?

Interessante da analizzare sotto questo aspetto, il caso che ha occupato nei giorni scorsi le pagine di cronaca, della maestra torinese licenziata dopo la condivisione da parte dell’ex fidanzato di video intimi. E condannata anche dal giudizio popolare, in massima parte femminile. Eppure lei è la vittima e di “colpevoli”, in verità, ce n’è più di uno.

Sintetizziamo la vicenda: un uomo invia scatti e filmati a sfondo sessuale agli amici dell’ex fidanzata. La moglie di uno di loro riconosce l’insegnante di suo figlio, inoltra il materiale alle altre mamme, invita la maestra a non ripetere simili comportamenti e a non denunciare l’ex ragazzo e quando invece la maestra firma la denuncia,  questa mamma avvisa la dirigente scolastica che licenzia la maestra, rendendo noti i motivi del provvedimento.

Qui i colpevoli, coloro che hanno commesso reati previsti nel codice penale, va tenuto bene a mente, sono, nell’ordine:
l’ex fidanzato – che condivide materiale privato (revenge porn / Codice Rosso art. 612 ter nel Codice penale o trattamento illecito di dati personali, art. 167 del decreto legislativo 196 del 2003 “Codice della privacy”)
la moglie dell’amico – estorsione (per aver minacciato di avvisare la dirigente scolastica in caso fosse stata presentata denuncia all’ex fidanzato), diffamazione (articolo 595 del Codice penale) e diffusione del video (lo ha condiviso con le altre mamme).
la dirigente – per diffamazione, punita dall’articolo 595 del Codice penale (per le dichiarazioni pubbliche relative al motivo del licenziamento, ossia l’invio, da parte della maestra licenziata, di materiale sessualmente esplicito autoprodotto)(per una analisi più approfondita sui reati e sulle motivazioni della sentenza si rimanda all’articolo di Massimo Borgobello)

Importante, a questo punto, fare il punto su alcuni termini, sul “glossario” della violenza e della cattiva narrazione:

VICTIM BLAMING: dall’inglese to blame (incolpare), consiste nello spostare la colpa dall’aggressore alla vittima. (Se l’è cercata, non doveva fare quei video, ma lo sapeva che lui era geloso, lo voleva lasciare etc)

SLUT BLAMING:  detto anche “stigma della sgualdrina” definisce l’atto di far sentire una donna colpevole o inferiore per determinati comportamenti o desideri sessuali che si discostino dalle aspettative di genere tradizionali o ortodosse, o che possano essere considerati contrari alla regola naturale o soprannaturale/religiosa.

REVENGE PORN:  diffusione illecita di immagini o di video sessualmente espliciti (articolo 612 ter del codice penale).

BODY SHAMING: forma di bullismo che prevede insulto o derisione di qualcuno per il suo aspetto fisico.

STALKING: condotte persecutorie (in presenza o in forma indiretta con sms, email etc) idonee a cagionare nella vittima un perdurante e grave stato di ansia o di paura. Il reato è disciplinato dall’ordinamento penale italiano con il Decreto Legge 11/2009, che ha introdotto nel codice penale l’articolo 612-bis

Un utile e interessante documento dal quale partire per iniziare a cambiare l’approccio al problema della violenza è il “violentometro”:
https://femminicidioitalia.info/violentometro

Consigli di lettura

“Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta” (Settenove)

«Il lavoro che ha realizzato Stefania Prandi è qualcosa che non è stato mai tentato in Italia: raccontare la violenza della rimozione pubblica, la solitudine, il lutto delle famiglie delle vittime di femminicidio» scrive nella prefazione al libro Chiara Cretella, assegnista di ricerca dell’Università di Bologna, esperta di questioni di genere.

BODY SHAMING: a colpi di vergogna, Liliana Nicolini

L’esperienza di Amanda, una donna che negli anni della sua giovinezza è stata vittima di BODY SHAMING. La protagonista racconta la sua esperienza personale con grande lucidità, rivive quelle esperienze esplorando i ricordi, le sensazioni, la frustrazione e le ferite che hanno popolato il teatro della sua vita di bambina e adolescente, costretta a coltivare la resilienza necessaria a sopravvivere agli attacchi diretti al cuore della sua essenza. Il suo contributo va però oltre il semplice racconto del suo passato, dato che l’istinto di sopravvivenza e il bisogno di riscatto l’hanno guidata a compiere nel tempo un percorso di approfondimento di questo particolare argomento. In questa lunga “lettera a se stessa” condivide quanto ha appreso, calandolo nella sua esperienza e restituendoci la spiegazione chiara e illuminante dei meccanismi alla base dei comportamenti agiti e subiti nel BODY SHAMING, con spunti di riflessione di grande attualità.

Stalker, Daniele Nicastro (Einaudi Ragazzi)
Floriana va alle superiori, ama gli amici e la propria indipendenza. Un giorno, al parco, un ragazzo le chiede come si chiama e lei pensa che sia il solito esaltato che vede una tipa carina e ci prova, perciò non risponde. Una settimana dopo eccolo di nuovo: la ferma per strada, la aspetta davanti alla scuola, poi sotto casa. E la chiama per nome, le intasa il telefono di messaggi, sembra sapere tutto di lei. È l’inizio di un vortice di paura che dura tre lunghi mesi. Floriana si chiude in se stessa, non mette più le gonne, esce di casa solo se costretta. Vorrebbe chiedere aiuto, ma prima deve imparare a chiamare il ragazzo che la perseguita col suo vero nome: stalker.

 

** giornalista professionista, vive a Modena. Per lavoro legge, legge tantissimo e scrive parecchio. Seleziona le novità editoriali più interessanti da proporre a docenti, genitori, educatori. Cura Zero14, inserto della Gazzetta di Modena. Collabora anche con altre testate online e cartacee. Si occupa soprattutto di infanzia e adolescenza a tutto tondo.